Multa di 840mila euro a Tim per telefonate indesiderate

Secondo il Garante, Telecom ha violato la disciplina sulla protezione dei dati effettuando attività promozionali nei confronti di una platea amplissima di destinatari senza il loro consenso, quindi è scattata la multa.

La cosiddetta campagna “recupero consenso”, iniziata nel 2015, comportava per Telecom l’utilizzo dell’intera base dati dei clienti cosiddetti “cessati e non consensati”, 2.000.000 di utenze telefoniche. Una condotta che viola non solo la normativa, prevede una multa, ma anche le prescrizioni del Garante a Telecom del 2007, in base alla quali la società avrebbe dovuto adottare le misure necessarie per rendere il trattamento dei dati conforme alla disciplina sulla protezione dei dati personali: in particolare, per ciò che riguarda le chiamate a carattere pubblicitario, promozionale o commerciale. Un’attività che la società avrebbe potuto effettuare solo nei confronti degli utenti per i quali poteva documentare di avere già acquisito il consenso prima dell’avvio della campagna pubblicitaria.

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Bollo auto Tar conferma € 3 Milioni di multa ad Aci per pagamenti con bancomat

Secondo l’Antitrust, l’Aci aveva applicato una commissione aggiuntiva ai consumatori che pagano il bollo auto con carta di credito o bancomat per cui aveva comminato una sanzione di 2,8 milioni di euro, oltre 200mila euro per le modalità ingannevoli con cui sul sito dell’Aci stessa venivano fornite informazioni sul servizio Bollonet.

Per il Tar, l’Antitrust ha ragione. La ratio del provvedimento sanzionatorio va individuata infatti, “nella volontà del legislatore italiano di rinforzare la tutela dei consumatori, prevedendo un divieto di imporre costi di qualunque genere per l’uso di un determinato strumento di pagamento”.

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Operatori telefonici multa eclatante dall’AGCM

Gli operatori telefonici continuano imperterriti a prendere in giro i consumatori, stavolta hanno ricevuto un bel regalino dall’ Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato: 9 Milioni di Euro di multa da dividersi in 5 (Telecom, Vodafone, Wind, Fastweb e Tiscali).

Ben gli sta! Il sottoscritto è sempre convinto (questa è la mia opinione, personale e libera) che le compagnie telefoniche abbiano un accordo occulto (quello che in gergo viene chiamato cartello”) per avere sempre vantaggi a svantaggio dei consumatori.

Sappiamo bene che quando si presenta un reclamo il coltello dalla parte del manico è in mano agli operatori telefonici; essi infatti possono “staccare la linea” e lasciarci senza telefono subendo lievi conseguenze dovute agli indennizzi (per il piccolo numero di consumatori che procedono per via legale), stavolta, dovendo togliere una parte di “utili” agli azionisti, potrebbero anche prendere in considerazione  di cambiare atteggiamento verso i clienti.

Ecco la spiegazione che ha portato via dalle casse delle compagnie telefoniche i soldini:

I casi, spiega l’Antitrust, “riguardano principalmente la prassi seguita dagli operatori del settore di dare inizio all’esecuzione del contratto, procedendo all’avvio del processo di attivazione della linea e/o di migrazione da altro operatore, durante la pendenza del termine di 14 giorni previsto per esercitare il diritto di recesso (il cosiddetto periodo di ripensamento) senza acquisire un’espressa richiesta in questo senso da parte del consumatore. Il codice del consumo, diversamente, prevede che l’esecuzione del contratto durante il periodo di recesso sia sottratta alla sfera decisionale delle aziende, disciplinandola come una opzione rimessa alla decisione del solo consumatore che, qualora interessato, dovrà farne espressa richiesta, senza che la conclusione del contratto possa in alcun modo essere condizionata dall’assenza di tale volontà”.

Personalmente ho litigato con tutti gli operatori, se qualcuno ha problemi mi contatti pure, l’ AGCM è sempre pronta ad accogliere le denunce.

Articolo completo dal sito La Repubblica

 

Facebook: multa da 110 milioni di euro !

L’Antitrust europeo ha sanzionato Facebook per aver trasferito i dati degli utenti da una piattaforma all’altra

Dopo la multa di 3 milioni di euro inflitta a WhatsApp dall’Antitrust italiano, per avere indotto gli utenti a condividere i loro dati con Facebook, un’altra scure si abbatte su Palo Alto.

Stavolta è l’Antitrust europeo a sanzionare la società per ben 110 milioni di euro, per non avere fornito informazioni corrette quando ha acquistato la piattaforma di messaggistica nel 2014.

Per la Commissione europea, l’azienda al momento dell’acquisizione aveva negato il trasferimento dei dati degli utenti da una piattaforma all’altra, cosa invece avvenuta in seguito.